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Trump: Elefanti e leoni, nuovamente prede per trofei

 
 
La presenza di elefanti nel periodo compreso tra il 2007 e il 2014 è diminuita del 30%, una situazione che aveva spinto Barack Obama ad introdurre il divieto d’importazione dei macabri trofei per disincentivarne la caccia.
Un provvedimento che l’attuale presidente americano Donald Trump, ha pensato bene di eliminare, facendo sì che resti di una specie in serio pericolo d’estinzione, possano nuovamente far il loro ingresso negli Stati Uniti dai cacciatori.

Un permesso che, come si legge nelle linee guida pubblicate dal Fish & Wildlife Service che opera sotto la supervisione del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti, si riferisce a tutti gli elefanti cacciati legalmente in Zambia e Zimbabwe, in un arco temporale che va dal 21 gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 e lo stesso vale anche per i leoni, per i quali il periodo concesso si prolunga sino 2019 e comprende anche gli esemplari uccisi in Sudafrica.

Nonostante gli elefanti così come i leoni appartenenti alle specie “Panthera leo leo” e “Panthera leo melanochaita” siano considerate in pericolo, «la caccia sportiva legale e ben regolata come parte di un sano programma di gestione – affermano quelli del U.S. Fish & Wildlife Service – può avvantaggiare la conservazione di alcune specie, fornendo incentivi alle comunità locali per conservare le specie e mettere le risorse economiche così necessarie a beneficio della conservazione».

Invitare quindi i cacciatori provenienti dai paesi più ricchi a pagare somme onerose per uccidere elefanti e leoni ed usare poi quel denaro per proteggerli. Questa è la logica della nuova apertura al trofeo d’importazione, secondo cui le popolazioni locali, trovandosi in condizioni economicamente migliori, non sentiranno più la necessità di cacciare questi animali per nutrire le proprie famiglie.
 
elefanti avorio
 
Il fatto è che di quei compensi, solo la minima parte raggiunge le popolazioni più bisognosa, mentre gli elefanti continuano ad essere falcidiati, tanto che in soli dieci anni, dal 2003 al 2013, i cacciatori hanno esportato qualcosa come 28 tonnellate di zanne solo dallo Zimbabwe.
Per questo molti interpretano la mossa di Trump come un pericoloso passo indietro nella lotta contro il commercio illegale di avorio, che in passato aveva visto gli Stati Uniti essere in prima linea per impedire un calo drastico di esemplari come leoni, rinoceronti ed elefanti.

Tale decisione non poteva quindi che scatenare polemiche – se possibile rese ancor più accese dalla nota passione per la caccia del figlio Donald jr. – e a queste, si sono unite le pressioni di petizioni immediatamente partite perché il provvedimento dell’ex-presidente Obama non venga cancellato.

Petizioni tra l’altro, che vanno a sommarsi a quelle in corso per fermare l’oleodotto Keystone, che osteggiato dalle comunità indigene e dalle associazioni ambientaliste, nel frattempo ha fatto registrate l’ennesimo sversamento di petrolio, circa 800mila litri, un disastro ambientale annunciato, tant’è che ancora Obama ne aveva sospeso iil progetto nel rispetto dell’Accordo di Parigi nel quale gli Stati Uniti s’impegnavano a ridurre il proprio impatto sui cambiamenti climatici.
 
 
 
 

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