Animali torturati e macellati ancora coscienti
Facendo seguito alla recente indagine che ha portato alla luce quanto avviene all’interno dei locali dei maggiori fornitori di carne di pollo, è ancora Animal Equality a mostrare le inqualificabili immagini di un macello di ovini e caprini.
Ogni anno, si sollevano accese polemiche per le barbarie commesse in occasione del famigerato Festival della carne di cane, manifestazione che come è noto si svolge a Yulin, Cina, terra lontana e dove ben poco può fare l’Italia per impedire che migliaia di animali vengano brutalmente uccisi, ma quanto segue, è il racconto di ciò che accade sotto ai nostri occhi, il macello in questione si trovava infatti a Viterbo, e se possibile, questo rende tutto ancor più disgustante e inaccettabile.
Eletta nuovamente fra le tre organizzazioni no-profit, che a livello mondiale si sono distinte per l’effettiva incidenza sul benessere degli animali, Animal Equality ha reso pubblici i filmati realizzati per mezzo di telecamere nascoste, portando testimonianza dell’inaudita violenza che quotidianamente, si consumava all’interno dell’azienda, andata fallita pochi mesi fa.
Oltre ad infrangere le regole igienico-sanitarie, le registrazioni mostrano insopportabili quanto atroci sofferenze alle quali sono costretti agnelli, capre e pecore. Gli animali sono maltrattati e torturati oltre ogni limite, afferrati con forza e trascinati per le corna, per le zampe, presi a calci e letteralmente gettati all’interno dei locali, dove, ancora vivi, vengono gonfiati con un compressore al fine di separare la pelle dai muscoli.
Le povere bestie si dimenano, gli urli sono colpi alla coscienza, mentre la manualità degli operatori non lascia dubbi sul fatto che tutto questo, altro non sia se non la normale prassi di una macellazione indegna per un paese che vuole definirsi civile.
Ogni operazione di mattazione, dal trasferimento sino all’abbattimento, deve essere svolta garantendo i requisiti igienici necessari, ma anche in modo tale che all’animale sia risparmiato tormento e sofferenza, quanto cioè, mancava del tutto nello stabilimento situato in provincia di Viterbo.
La normativa vigente dell’Unione Europea prevede quattro sistemi di stordimento: Esposizione al diossido di carbonio, applicazione di corrente elettrica fino alla perdita di sensibilità, della coscienza e dei riflessi, oppure attraverso commozione cerebrale o l’utilizzo di una pistola dotata di proiettile captivo, ovvero in grado di portare l’animale all’incoscienza perforando la scatola cranica e fracassando parzialmente il tessuto celebrale.
Lo stordimento non è quindi esente da gravità, ma quanto si evince, è anche conseguenza della legge entrata in vigore l’11 giugno del 1980, che autorizza l’uccisione senza preventivo stordimento, accondiscendendo alla macellazione religiosa, prevista ad esempio da Giudaismo e Islam. Procedura prevista anche dal regolamento europeo relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento.
Oggi è purtroppo doveroso aprire una parentesi per sottolineare come gli abusi e le violenze che scaturiscono dal filmato, nulla abbiano a che fare con ritualità che in alcun modo mettono in atto tali comportamenti, ma il punto, come fanno notare quelli Animal Equality, è che «i macelli a cui è concessa tale deroga tendano ad abusarne in modo scellerato, causando agli animali inutili e protratte sofferenze».
Sono 200 le aziende autorizzate in Italia ed il problema, è quindi l’inadeguatezza o la totale mancanza di controlli, omettendo di constatare e certificare l’operato delle strutture preposte, ed altresì, l’assenza di condanne che non si limitino alla semplice sanzione amministrativa, con un’ammenda che non va oltre i 6000 euro, ma che siano in grado di punire idoneamente tali scempi, evitando così che possano ripetersi.
E’ in questo senso che Animal Equality, ha lanciato una petizione rivolta al Parlamento Italiano ed in particolare al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, ed al Ministro della salute Beatrice Lorenzin chiedendo che siano introdotte «norme incriminatrici per il maltrattamento degli animali durante le fasi di stordimento e abbattimento» oltreché rafforzare il controlli rendendo «obbligatoria l’installazione di telecamere a circuito chiuso in tutte le strutture di macellazione».
L’organizzazione, sulla scia di paesi come Belgio, Danimarca, Polonia e Svezia, fa richiesta perché «venga abolita, in via graduale ma definitiva, qualunque forma di deroga allo stordimento», e se questo può sembrare in qualche modo una mancanza verso i culti che ne osservano la pratica, va detto che non sono pochi gli Stati islamici in cui, seguendo determinate regole, è permesso lo stordimento al fine di dare all’animale una morte meno cruenta.
«E’ inammissibile – afferma Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia – che in una società civile non esistano leggi che puniscano severamente chi tortura gli animali di proposito e senza alcuna necessità. È necessario sollecitare i decisori politici a prendere misure immediate e concrete, volte a prevenire le atrocità che avvengono ogni giorno nei mattatoi italiani».
ATTENZIONE:
immagini che possono urtare la vostra sensibilità
Alcune immagini inserite negli articoli pubblicati su TerzoPianeta.info, sono tratte dalla rete ed impiegate al solo fine informativo. Nel rispetto della proprietà intellettuale, sempre, prima di valutarle di pubblico dominio, vengono effettuate approfondite ricerche del detentore dei diritti d’autore, con l’obiettivo di ottenere autorizzazione all’utilizzo, pertanto, laddove richiesta non fosse avvenuta, seppur metodicamente tentata, si prega comprensione ed invito a domandare immediata rimozione, od inserimento delle credenziali, mediante il modulo presente nella pagina Contatti.