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Animal Equality: Lidl dice basta alle galline in gabbia

Eurospin, continua ad ignorare le barbarie subìte dagli animali in gabbia

 
 

Aggiornamento: 13, Nov 2018

Tra le importanti organizzazioni per la protezione degli animali da allevamento, Animal Equality, solo pochi mesi fa ha condotto un’indagine spingendosi all’interno di allevamenti e macelli che forniscono carne di pollo ai maggiori produttori italiani e la documentazione raccolta, è una straziante narrazione di animali costretti a sofferenze continue, indegne per un paese che tiene a definirsi civile.

Neanche la direttiva europea che ha obbligato gli allevatori a dotarsi delle nuove e cosiddette gabbie arricchite ha migliorato le condizioni di galline, che continuano ad essere stipate in spazi tanto stretti da non riuscire neanche a spiegare le ali, situazione di stress che le porta ad essere aggressive, complice anche il fatto che i pavimenti sono costituiti da inferriate che, oltre a provocar loro lacerazioni alle zampe, sono di ostacolo per l’equilibrio soprattutto nei momenti di riposo e per evitare che possano ferirsi l’una con l’altra, gli addetti alle strutture praticano spesso l’amputazione del becco senza neppure l’ausilio di anestesia.

A tutto questo si aggiunge un’assoluta mancanza di igiene.
Le immagini restituiscono galline lasciate morire agonizzanti all’interno delle gabbie, accanto a uova invase da larve, quelle stesse destinate al consumo, mentre ratti in decomposizione e le esalazioni degli escrementi fanno sì che l’aria venga definita irrespirabile.
 

ATTENZIONE:
immagini che possono urtare la vostra sensibilità

 
Il vero prezzo delle uova” è la campagna attraverso la quale Animal Equality chiede di prendere posizione firmando la petizione perché si possa metter fine ad una realtà, che ha già spinto grandi GDO come Esselunga, Pam Panorama, Auchan, Carrefour e Coop, ad impegnarsi nel cessare la vendita di uova provenienti da allevamenti di galline in gabbia.

Il 27 febbraio, Lidl, catena europea di supermercati di origine tedesca, attraverso un comunicato stampa ha reso ufficiale la decisione di distanziarsi dall’utilizzo di uova prodotte da galline rinchiuse in gabbia.

L’azienda ha annunciato l’adozione anche sul territorio italiano dell’impegno preso a livello globale, anticipando al 2019 l’implementazione in Italia sia per le uova vendute intere sia per quelle utilizzate nei loro prodotti continuativi a marchio.

Nella dichiarazione ufficiale, Lidl Italia specifica che entro la fine del 2018 il 70% delle uova fresche e delle uova contenute nei prodotti continuativi a marchio commerciale Lidl proverrà esclusivamente da allevamenti a terra, all’aperto o biologici ed entro la fine del 2019 si raggiungerà il 100%.

«Ovviamente questo non risolve tutti i problemi drammatici a cui sono sottoposte le galline all’interno degli allevamenti intensivi, ma Lidl sta facendo dei passi avanti molto importanti per il miglioramento delle condizioni degli animali allevati a scopo alimentare», dichiara Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.

E aggiunge: «Stipare le galline in gabbie è una pratica inaccettabile. Molti studi hanno dimostrato che gli uccelli sono animali sociali e creature molto sensibili, con un’intelligenza pari a quella di tanti altri mammiferi. Eppure le galline sono costrette a vivere in gabbie sporche e senza alcuna possibilità di compiere tutti quei movimenti naturali necessari per il loro benessere».

Tra le molte aziende della grande distribuzione organizzata che hanno deciso di fare la loro parte per liberare le galline dalle gabbie, Lidl è la prima in Italia a decidere di cambiare la tipologia di uova utilizzate in tutti i prodotti a marchio fissi, con una comunicazione chiara e trasparente.

«Questa politica denota il carattere pionieristico del gigante del discount tedesco, che si dimostra molto più attento di altri concorrenti del settore, come Eurospin – da mesi oggetto di una campagna di informazione lanciata da Animal Equality – che non sembra voler seguire il buon esempio. Ci auguriamo che anche la concorrenza apra gli occhi e capisca che non c’è più futuro per le gabbie negli allevamenti,» conclude Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.

Una strada infatti non ancora intrapresa da Eurospin, nonostante le richieste che l’organizzazione animalista ha più volte rivolto a Romano Mion, Amministratore Delegato di Eurospin, affinché manifestasse pubblico impegno per invertire la rotta come le dirette concorrenti, non hanno sortito alcun effetto, l’azienda di San Martino Buon Albergo, comune in provincia di Verona dove sorge la sede centrale, sembra non voler accondiscendere la volontà espressa da migliaia di consumatori che hanno aderito all’iniziativa, inoltre trascurando del tutto la violenza a cui continuano ad essere sottoposti gli animali.

«Non assumendo una posizione chiara – afferma ancora Matteo Cupi – Eurospin ignora apertamente le richieste dei consumatori che esigono un migliore trattamento degli animali e dimostra di non voler stare al passo coi tempi: decine di aziende concorrenti  hanno già adottato una chiara politica al riguardo. In quanto leader del settore, Eurospin ha adesso la possibilità di fare la cosa giusta sia per gli animali che per i consumatori».

Questi sono i motivi che hanno portato Animal Equality a intraprendere una battaglia più che mai diretta e ripetere in queste ore, quanto già fatto la passata estate, quando posizionarono un camion vela all’ingresso dell’azienda con lo stesso manifesto che oggi è affisso ovunque e distribuito anche sotto forma di volantino.
 
Animal Equality, La spesa crudele, allevamenti galline
 
I sistemi alternativi alle gabbie esistono
, sono gli allevamenti all’aperto e biologici, dove in entrambi i casi, ogni gallina ha accesso all’esterno con uno spazio di almeno 4 metri quadrati, ha la possibilità di muoversi, mantenere viva l’indole naturale che la porta ad esplorare l’ambiente circostante, i prati che circondano gli stabilimenti sono composti da specie vegetali come il farinello, il tarassaco, il trifoglio, tutte piante appetibili per le galline, quindi oltre a trovare giovamento dallo stare all’aria aperta, dal sole, evitando di trascorrere l’intera quanto breve esistenza sotto luci esclusivamente artificiali, a contatto con l’erba le galline vanno alla ricerca di cibo e così insetti, vermi, entrano nella loro dieta rendendola varia.

All’interno delle strutture, costituite da un solo piano o da piani multipli, possono muoversi liberamente, riescono persino a volare, hanno posatoi, lettiere, depongono le uova all’interno di nidi, gli animali è evidente non siano stressati, lo stato di salute è chiaramente migliore, crescono robusti, le malattie per i più giovani sono rare e il fatto di poter razzolare ed essere più attivi impedisce loro di accumulare grasso in eccesso, tutti particolari che vanno a vantaggio anche dei consumatori, in quanto le uova, alimento dalle proteine con un altissimo valore biologico, è dimostrato siano maggiormente ricche di omega 3, vitamina A, vitamina E, senza contare che il sapore, è ovviamente più intenso e buono, ma soprattutto, le galline non sono costrette a subire le barbarie degli allevamenti intensivi e questa, è la ragione più importante che deve muovere le coscienze tanto delle aziende, quanto degli utenti finali.

Il 13 novembre 2018, Animal Equality ha reso noto che anche Eurospin ha aderito all’iniziativa: «Dopo più di un anno e mezzo di campagna – scrivono il colosso del discount si unisce alle aziende del settore della GDO che hanno preso le distanze dalle uova prodotte in gabbia. Sembrava non dovesse accadere mai. Sembrava che questa campagna, iniziata nel marzo del 2016, non avrebbe mai avuto un epilogo. Invece è finalmente successo: Eurospin ha finalmente reso pubblico sulla pagina Facebook – attraverso un post dedicato proprio alle uova – il proprio impegno a non vendere uova di galline allevate in gabbia, dichiarando che da mesi questo genere di uova non è più disponibile nei loro punti vendita e unendosi alle altre grandi aziende del settore della grande distribuzione organizzata in Italia che hanno già preso la decisione di distanziarsi dal commercio di uova provenienti da galline allevate in gabbia.»
 
 
 
 

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