Acqua: una risorsa a rischio per inquinamento e riscaldamento globale
Da sempre l’acqua ha costituito una riserva essenziale per l’uomo. La disponibilità dell’acqua in tutte le epoche storiche ha rappresentato un fattore fondamentale per lo sviluppo economico e sociale. Le risorse idriche del nostro pianeta vengono considerate come inesauribili. È stato stimato che la sua quantità è pari a 1,4 miliardi di chilometri cubi, la stessa nell’epoca attuale e nella preistoria. Quando evapora degli oceani, l’acqua cade sulla Terra con le piogge, poi attraverso i fiumi ritorna nei mari.
È un ciclo continuo, che la rende una risorsa molto diffusa. Eppure sempre più esperti si accorgono che l’acqua costituisce una risorsa limitata. È sempre più minacciata dall’inquinamento e dal riscaldamento globale e non è distribuita in maniera equa in tutto il mondo. Si calcola che oggi il 29% delle persone che abitano i cinque continenti non può contare su acqua da bere in totale sicurezza.
Tutto questo causa conseguenze irreparabili. Secondo la FAO, in tutto il mondo si hanno ogni anno 1,5 milioni di morti proprio per mancanza di acqua, che provoca dissenteria e tifo.
L’acqua è a rischio?
Gli esperti dell’Unesco avvertono che la scarsità di acqua nel nostro pianeta può essere dovuta ad una mancanza vera e propria, perché a volte le risorse idriche sono inquinate o esaurite. Spesso si assiste ad un vero e proprio sfruttamento delle risorse che va oltre il limite di sostenibilità ambientale. Basti pensare in questo senso che più del 75% delle acque che scorrono nei fiumi o a livello del sottosuolo, è prelevato e utilizzato nell’agricoltura o nell’industria.
Ma c’è anche un altro tipo di scarsità, che si ricollega direttamente alle risorse economiche di ogni Paese o continente. Ad esempio in Africa ci sarebbero molte aree ricche di risorse idriche, ma a livello locale non si hanno i soldi per costruire degli impianti idrici adeguati.
C’è poi un’altra questione che non deve essere sottovalutata ed è quella legislativa. In certe situazioni assistiamo al perpetuarsi di leggi inadeguate capaci di creare disuguaglianze nell’accesso all’acqua. L’abuso delle risorse idriche per mandare avanti le attività nel campo agricolo e in quello industriale è un problema che non si riesce a risolvere.
I maggiori consumatori da questo punto di vista sono l’India, la Cina e gli Stati Uniti. Il nostro Paese occupa il decimo posto al mondo per lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere. Molte di queste ultime vengono continuamente saccheggiate e non hanno il tempo di ricaricarsi.
Problemi anche per quanto riguarda i laghi e i fiumi, spesso utilizzati per fornire acqua potabile dopo attenti processi di depurazione. Il lago d’Aral, per esempio, era il quarto lago più grande in tutto il mondo, ma oggi la sua esistenza viene messa duramente a rischio. L’acqua dei fiumi che conducevano le risorse idriche è stata prelevata prevalentemente per irrigare i campi di cotone.
Anche la presenza di dighe e impianti idroelettrici mette a rischio le risorse idriche. Basti pensare che solo in Italia abbiamo 533 strutture di questo tipo. E poi l’inquinamento, a causa del quale l’acqua diventa inutilizzabile. Si assiste alla diffusione irrefrenabile di agenti inquinanti, che possono essere quelli che derivano dall’agricoltura, come fertilizzanti, pesticidi a base di azoto, fosforo e nitrati, o dalle grandi aree urbane.
Ad influire sull’inquinamento è anche l’industria, con i suoi rifiuti di metalli pesanti, arsenico e diossina. Il problema è costituito soprattutto dal fatto che in molti agglomerati urbani non sono stati installati impianti di depurazione adatti e ogni giorno moltissimi rifiuti vengono gettati nei fiumi.
La situazione dell’inquinamento delle acque in Italia
Nel nostro Paese la situazione potrebbe essere definita drammatica. Si stima che il 42,4% degli inquinanti non abbia modo di passare dai depuratori. Diverse aree in Italia sono contaminati dai composti che vengono utilizzati dalle industrie. In particolare si tratta di sostanze usate come impermeabilizzanti e antiaderenti.
L’ultimo rapporto dell’ONU avverte che a tutto ciò si aggiungono nuovi tipi di sostanze inquinanti che anche i depuratori non possono smaltire con facilità. Si tratta in particolare di cosmetici e farmaci. Nel 2010 l’ONU ha riconosciuto l’acqua come diritto umano essenziale per poter godere di tutti gli altri diritti.
Ma il problema è molto più vasto di quanto si possa pensare, soprattutto a livello legislativo. Nel mondo esistono bacini idrici che sono condivisi da più nazioni. Ad esempio l’Etiopia sta provvedendo alla costruzione di una grande diga che avrebbe come conseguenza la riduzione della portata delle acque del Nilo in Egitto.
Con il futuro la situazione potrebbe precipitare, anche perché tutto si complicherebbe a causa dell’aumento della popolazione. Secondo le stime dell’Unesco, entro il 2050 si avrà un aumento del 55% della domanda globale di acqua. I mezzi per correre ai ripari ci sarebbero. In primo luogo evitare gli sprechi e favorire il riciclo. Basterebbero soltanto buona volontà e gli investimenti, che secondo l’ONU non sarebbero neppure così elevati, perché per dare l’acqua a tutto il mondo servirebbe meno dello 0,1% del Pil mondiale.
I cambiamenti climatici e l’acqua
Anche il riscaldamento globale causato dai gas serra sta influendo sulla disponibilità di risorse idriche in tutto il mondo. Come conseguenza del processo di inquinamento, i cambiamenti climatici stanno modificando il loro ciclo geologico, influendo negativamente sulla durata e sulla localizzazione dei fenomeni atmosferici.
I cambiamenti climatici potranno far aumentare la portata dei fiumi, soprattutto nell’emisfero settentrionale. Al contrario, nelle aree tropicali e semi aride si assisterà ad un processo di riduzione delle disponibilità idriche.
In Brasile ad esempio alla siccità si aggiunge anche il disboscamento senza limiti. Il suolo senza le piante non riesce a trattenere l’acqua e la lascia evaporare. In questo modo le falde non hanno la possibilità di essere alimentate. Sono esposti alla crisi idrica molte isole, come la Giamaica, Malta e Cipro, il 30% dei Paesi del Medio Oriente, come Arabia Saudita e Qatar, il 25% dei Paesi dell’Asia, come Iran e Pakistan, e poi ancora Singapore e San Marino. L’Italia dal punto di vista del rischio idrico si colloca al 52esimo posto ed è preceduta in Europa soltanto da Grecia e Spagna.
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