Acrilammide cancerogeno: il continuo allarme per la salute
L’ABR ed i marchi di patatine da evitare
Scoperto per la prima volta nel 2002, l’acrilammide è una sostanza particolarmente tossica che si forma negli alimenti ricchi di amido, quando questi vengono sottoposto a processi di cottura dove la temperatura supera i 120°C, quindi cotture al forno, griglia ed in modo particolare nelle fritture, allorquando si faccia uso di farina e pangrattato per la panatura.
Già nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dato una prima valutazione sull’acrilammide e i possibili rischi per la salute, altrettanto fa la International Agency for the Research on Cancer, che la inserisce tra gli agenti probabilmente cancerogeni e la non certezza, è data dal fatto che sin ora gli studi sono stati effettuati su ratti.
A conferma sono anche le ricerche condotte dal gruppo scientifico della European Food Safety Authority, quando ribadendo quanto espresso già in passato, nel 2015 hanno dichiarato che «L’acrilammide e il suo metabolita, la glicidammide, sono genotossiche e cancerogene: danneggiano cioè il DNA e provocano il cancro».
Ancora l’EFSA, nel 2016 ha pubblicato un rapporto dove vengono mostrati i livelli di sostanze nocive nel cibo, come residui farmacologici nei prodotti di derivazione animale, pesticidi, esteri del glicidolo e per finire l’acrilammide, evidenziando come questa superi la dose, oggi considerata sicura, in numerosi alimenti: decaffeinati, caffè istantaneo, cereali per la prima colazione, biscotti, cracker, il pane maggiormente tostato e quello di segale, negli alimenti per neonati e chiaramente, nelle patatine fritte e tutti quegli snack a base di patate.
L’amido infatti, è il carboidrato di riserva peculiare del regno vegetale e di cui questo tubero è particolarmente ricco, va da sé che nei prodotti suoi derivati, è facilmente riscontrabile un’elevata presenza di acrilammide, cosa che infatti ha rilevato l’indagine condotta dallo Studio ABR, Alimenti & Sicurezza.
Non avendo risultati di studi effettuati sull’uomo, non esiste una dose realmente “sicura”, ma gli scienziati individuano in 1 microgrammo al giorno per un individuo di 60kg, la quantità cosiddetta “trascurabile“, valore dunque, che subordinato al peso corporeo, espone i bambini a rischi maggiori, ancor più considerando che i dati fin ora raccolti, sono la stima di un numero esiguo di prodotti.
L’EFSA fa notare come 1 microgrammo di acrilammide sia raggiungibile con 1 grammo di patate chips, 4g di biscotti, 3g di patate fritte o al forno e la stessa quantità di Plasmon Primo Mese.
Questo dà una chiara idea di come sia difficile – se non impossibile – non eccedere e a maggior ragione, almeno per i più piccoli è da tener presente che i maggiori rischi derivano dai prodotti a base di cerali per il 60% e patate fritte per il 51%.
L’ABR è andato oltre e attraverso analisi effettuate in laboratorio su un campione di 6 confezioni di patatine di note marche, ha stilato una classifica secondo la quale Amica Chips Eldorada, Carrefour Classiche e Crocchias Classiche Terranica, superano considerevolmente il tetto indicato dall’Unione Europea, mentre a salvarsi sono le Leys e le Patasnack classiche senza glutine e le San Carlo 1936.
L’acrilammide ed i suoi metaboliti, sono assimilati nel tratto gastrointestinale per poi diffondersi sui tessuti e dal momento in cui si è scoperto essere una sostanza cancerogena, le industrie hanno cominciato ad usare materie prime migliori, apportando modifiche ai processi produttivi ed ai metodi cottura. Per tentare di tutelarsi dunque, oltre ad evitare quanto possibile i cibi spazzatura e porre attenzione all’etichetta, si dovrebbe guardare alimenti che presentano prezzi maggiori, in quanto è presumibile che questo sia proporzionale al costo di produzione e perciò, ad una qualità più elevata.
Inoltre – da quanto si evince dal rapporto dell’EFSA – per ravvisare la presenza di acrilammide, serve osservare il colore dei prodotti, ovvero più un alimento risulta distante dalla doratura, quanto più è alta la bontà, quindi rinunciare al “bruciato” tanto caro al palato, può essere d’aiuto, oltre a limitare le fritture come d’altronde i nutrizionisti suggeriscono da tempo.
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